Certe pietre miliari te le ritrovi addosso prima ancora di capirne l’importanza. Paranoid è uno di quei dischi che non si scelgono: ti vengono incontro, scuri e pesanti, e ti trascinano nel loro mondo. E se non lo fanno, probabilmente il metal non fa per te.
Uscito nel 1970, Paranoid è il secondo album dei Black Sabbath, registrato in fretta e furia, senza troppi giri di parole, e con una spontaneità che oggi sembra impossibile da replicare. È uno di quei casi in cui ogni errore di contesto – tempi stretti, budget limitato, zero aspettative – ha contribuito a creare qualcosa di unico. Nessuna posa, niente epica da stadio: solo doom, paranoia, e riff che restano lì, nella testa, a girare all’infinito.
L’apertura con War Pigs è già un manifesto. Otto minuti di veleno antimilitarista e suoni che sembrano usciti da una terra bombardata. Subito dopo, la title track: due minuti e mezzo di puro caso (scritta all’ultimo per riempire lo spazio), diventata poi il loro pezzo più celebre. E poi via, tra i paesaggi onirici di Planet Caravan, il groove ossessivo di Iron Man, la lente tossica di Hand of Doom.
Non c’è un attimo di tregua. Anche le strumentali – come Rat Salad – servono solo a far respirare le dita, non le orecchie.
La cosa incredibile è che Paranoid è ancora oggi ascoltabile con stupore. Nessun orpello, nessuna produzione ipertrattata: solo quattro ragazzi che fanno sul serio. Ozzy canta come se avesse visto davvero qualcosa che non vuole più raccontare. Iommi scolpisce riff eterni, Butler porta i testi nell’incubo, e Bill Ward martella come se stesse tenendo lontani i demoni.
La copertina, realizzata da Keith Macmillan (accreditato come Keef), mostra un uomo in un bosco notturno, armato di spada e scudo, vestito con colori sgargianti. Inizialmente pensata per il titolo originale dell'album, War Pigs, l'immagine rappresentava un "porco da guerra". Tuttavia, quando il titolo fu cambiato in Paranoid, la copertina rimase invariata, risultando apparentemente scollegata dal nuovo titolo.
Non so quante versioni ne esistano in CD, vinile, ristampa, picture disc, e tutte le edizioni strane. Io ho il CD classico, che basta e avanza.
Tutti dovrebbero avere Paranoid in collezione. Perché non è solo un disco: è una lezione di urgenza, disagio e potenza. E ogni tanto fa bene ricordarselo.
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