
La trama? Poco più di un pretesto: due poliziotti che non si sopportano (il meticoloso Raymond Tango e lo scanzonato Gabriel Cash) finiscono incastrati da un supercriminale da fumetto (Jack Palance, con la faccia che sembra scolpita nel cuoio) e devono collaborare per ripulire il loro nome. Seguono inseguimenti, sparatorie, un’evasione improbabile da un carcere futuristico degno di Mad Max con meno coerenza, e un finale che sfiora il delirio tra veicoli armati e sparatorie a manetta.
Il regista Andrei Konchalovsky fu licenziato durante la produzione e il film fu finito da chi capitava, cosa che si nota. Ma è proprio lì, nel caos produttivo, che Tango & Cash trova il suo fascino scassato. È un buddy movie sbilenco, che tenta di mescolare l’ironia di Arma Letale con il machismo di Cobra. E a tratti ci riesce pure.
Certo, le battute sembrano scritte su un pacchetto di sigarette, la fisica non è mai stata invitata sul set, e il livello di realismo sta tra Wile E. Coyote e una barzelletta da caserma. Ma chi lo guarda per trovare coerenza ha sbagliato secolo.
Alla fine, Tango & Cash è quel film che non smette mai di essere divertente proprio perché non si prende sul serio. È un prodotto figlio del suo tempo, rumoroso, esagerato e fieramente tamarro. Ma è anche uno di quei titoli che, se eri adolescente negli anni ‘90, ti si è incollato addosso come il profumo delle videoteche.
Un cult imperfetto, certo. Ma pur sempre un cult.
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