Ci sono dischi che sembrano fatti apposta per confonderti. Ti prendono con una melodia dolce, ti trascinano in una nebbia psichedelica e poi ti mollano un ceffone metallico in piena faccia. In Absentia è uno di quelli. Il disco con cui i Porcupine Tree hanno definitivamente mostrato i denti. Non li ho conosciuti da subito, ma quando ho iniziato ad ascoltarli, questo è stato uno dei primi che ho voluto recuperare in CD.
Steven Wilson, mente e anima del progetto, mette insieme tutti i mondi che gli girano in testa: prog, metal, ambient, rock alternativo, una spruzzata di elettronica e soprattutto un gusto maniacale per la produzione. Qui c’è la svolta heavy, è vero, ma il cuore resta quello di sempre: evocativo, crepuscolare, introspettivo.
Il trittico iniziale è devastante: Blackest Eyes, Trains e Lips of Ashes definiscono subito il tono. Il primo ha un tiro quasi alternative, con riff che strizzano l’occhio al metal moderno, il secondo è una piccola gemma malinconica con inserti acustici, e il terzo ti butta dentro una spirale fluttuante che sembra arrivare da un sogno distorto.
Wilson è uno che cura ogni suono al millimetro. Gravity Eyelids ne è l’esempio perfetto: parte eterea e si trasforma in un colosso sonoro che anticipa l’assalto strumentale di Wedding Nails, interamente strumentale e incalzante come una corsa nel buio. Ma In Absentia non si ferma mai. Ci sono brani più immediati, come Prodigal, che flirta con la forma canzone senza mai banalizzarla, e altri decisamente disturbanti, come The Creator Has a Mastertape, con i suoi echi industriali e ritmi impazziti.
Verso la fine si fa più cupo e profondo: Heartattack in a Layby è commovente nella sua semplicità, Strip the Soul è marziale e alienante, e Collapse the Light into Earth chiude tutto con delicatezza, lasciandoti svuotato e pieno allo stesso tempo. Il pianoforte, le armonie sospese, la voce liquida. Ti accompagna fuori dal disco come una mano gentile.
Se ami il prog classico ma vuoi sentire dove può andare oggi, questo disco è imprescindibile. I Porcupine Tree non copiano i Pink Floyd, li superano a modo loro, esplorando luoghi nuovi senza paura. Un album che ho consumato, e che ogni volta risuona come un film interiore, con più domande che risposte.
Tracklist ufficiale:
- Blackest Eyes
- Trains
- Lips of Ashes
- The Sound of Muzak
- Gravity Eyelids
- Wedding Nails
- Prodigal
- .3
- The Creator Has a Mastertape
- Heartattack in a Layby
- Strip the Soul
- Collapse the Light into Earth
Bonus disc (edizione europea):
13. Drown With Me
14. Chloroform
15. Strip the Soul (video edit)
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