
Il titolo italiano aggiunge un dettaglio curioso ma sensato: 1975. Un riferimento sottile, nonostante il film sia ambientato tecnicamente nel 1977. Ma si capisce che tutto è iniziato nel '75, quando l’umanità ha iniziato a disgregarsi dopo la guerra batteriologica. E in effetti, quella data dà già un tono preciso: ci catapulta in un futuro prossimo inquietante, un presente alternativo dove il progresso ha fatto harakiri e gli uomini sono tornati alle candele e al fanatismo.
Chi ha letto Matheson – e magari ha anche visto l’adattamento del 2007 con Will Smith (cazzo, pensavo di averlo recensito) – sa quanto sia centrale nel romanzo la riflessione sull’identità, la percezione del “mostro”, e il concetto di normalità che cambia a seconda della prospettiva. Tutto questo, in “Occhi bianchi”, viene spazzato via a favore di una narrazione più muscolare, in linea con il cinema post-apocalittico degli anni ’70, con le paranoie della Guerra Fredda, le set in stile Manson Family e l’estetica da spot dei Marlboro.
Charlton Heston interpreta Neville, ultimo uomo immune all’epidemia che ha trasformato il resto dell’umanità in una setta albina, fotofobica e vagamente hippie chiamata “La Famiglia”. Guidati da un ex presentatore televisivo (!!), questi mutanti non vogliono solo uccidere Neville, vogliono distruggere tutto ciò che rappresenta: scienza, tecnologia, individualismo. Un po’ di filosofia spicciola c'è, ma manca la profondità. E soprattutto manca l'ambiguità: nel film, i “mostri” sono semplicemente cattivi. Stop.
Quello che Matheson scriveva con forza era il ribaltamento dei ruoli: Neville è il mostro per la nuova società, l’eccezione che non può più essere tollerata. Questo nel film viene accennato, ma mai davvero elaborato. E così, invece di un finale che mette in crisi il lettore, qui abbiamo una morte cristologica e un messaggio piuttosto reazionario (salvato da un siero, il futuro può rinascere... con la scienza, certo, ma senza più domande).
A voler essere generosi, si può dire che il film sia figlio del suo tempo. Un tempo in cui si cercava un equilibrio tra introspezione e intrattenimento, ma spesso si cadeva nel baratro del kitsch. Le musiche funky, le auto in corsa, le mitragliatrici, l’amore interrazziale trattato con l’approccio da “guardate come siamo progressisti” e i vestiti che neanche in un episodio di Star Trek della prima stagione. Il risultato è un film che si guarda con curiosità, ma non con convinzione.
Se cercate un adattamento fedele a Matheson, questo non fa per voi (in realtà neanche troppo quello con Smith). Se cercate un esempio di come Hollywood possa prendere una buona idea e trasformarla in un western urbano con vampiri fotofobici e Heston che fa il Rambo ante-litteram… beh, mettetevi comodi.
Edizione: Bluray
- Behind the scenes (4 minuti)
- The last man alive (10 minuti)
- Trailer
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