domenica 11 maggio 2025

Metallica - Metallica

 
Autore: Metallica 
Anno: 1991
Tracce: 12
Supporto: CD
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A me dei duri e puri è sempre fregato poco. Quando ho scoperto questo disco non c’era internet, non c’erano recensioni in tempo reale, non c’erano le community a discutere se fosse “commerciale” o meno. C’era solo un album che spaccava, ovunque. Lo passavano in TV, alla radio, nei negozi. Era il 1991 e Metallica, il disco nero, era dappertutto. E io l’ho comprato. Punto.

Anzi no: a dirla tutta, l’ho comprato parecchio dopo che è uscito. Perché le cose, da noi, arrivavano in ritardo. E spesso le scoprivi grazie a una traccia buttata lì in una delle audiocassette miste che ci passavamo al liceo. Una roba che oggi fa quasi tenerezza, ma che allora era l’unico modo per allargare l’orizzonte musicale.

È da lì che ho iniziato con loro. Non con Master of Puppets, non con Ride the Lightning, ma con questo. E non me ne sono mai pentito. Perché Metallica (sì, l’omonimo), per quanto meno tecnico o complesso rispetto ai lavori precedenti, è un monolite. Un pugno dritto in faccia, che non chiede il permesso.

Apre con Enter Sandman, il brano che ha fatto conoscere la band a mezzo mondo. Riff semplice, ma eterno. Un pezzo costruito per restare. Poi arrivano Sad But True e Holier Than Thou, ancora più massicci, quasi pachidermici. . E poi c'è Nothing Else Matters, la ballad che ha fatto storcere il naso a qualche purista (che magari si vergognava pure del fatto che Masini ne avesse fatto una cover in italiano). A me piaceva. Spaccava anche quella, e se non ti lasci toccare nemmeno da un pezzo così, forse sei più rigido del thrash stesso. E poi Wherever I May Roam, Don’t Tread on Me, Through the Never… fino alla chiusura di The Struggle Within.

Lars Ulrich pesta con meno finezza di prima, ma con la precisione di una macchina. Hetfield canta in modo più chiaro, più “adulto” forse, ma è la sua voce più iconica. La produzione (Bob Rock alla guida) è enorme: suono pieno, pulito, ma ancora aggressivo.

Lo chiamano “Black Album” perché la copertina è quasi del tutto nera, con solo un serpente arrotolato e il logo della band a rilievo. Un’estetica che grida minimalismo ma nasconde un’operazione gigantesca, curata nei minimi dettagli. E per tutti quello è il Black Album, giustamente. 

Sì, è commerciale. Ma sai che c’è? Funziona. E se non lo fosse stato, col cavolo che l’avrei scoperto. Sarebbe rimasto confinato ai metallari di nicchia, e magari oggi non starei nemmeno scrivendo questa recensione.

Metallica è l’inizio di un’epoca. Non sarà il preferito dei fan della prima ora, ma è stato il primo per tanti altri. Me compreso.


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