
Bill Murray interpreta Don Johnston, ex dongiovanni ormai in crisi, che riceve una lettera anonima da una vecchia fiamma: pare che da quella relazione sia nato un figlio, ora ventenne, in viaggio per incontrarlo. Spinto da un vicino invadente ma entusiasta, Don parte per rintracciare le sue ex e scoprire chi possa essere la misteriosa madre. Da qui in poi il film procede per tappe: ogni incontro è un frammento di passato che riemerge, ma senza mai trovare un vero punto di arrivo. E dopo un po’, la struttura ciclica — visita, imbarazzo, silenzio, ripartenza — inizia a pesare.
Jarmusch non vuole raccontare una storia in senso classico, ma mostrare un uomo che vaga tra i resti della sua vita, senza più capire dove sia finito il suo tempo e cosa gli resti da dire. È cinema contemplativo, che si nutre di dettagli, sguardi e assenze. Peccato che a volte sembri più interessato all’eleganza della forma che alla sostanza. Le dissolvenze e le odiose inquadrature riflesse nello specchietto diventano simboli insistiti, tanto da risultare quasi stucchevoli, come se il film si compiacesse della propria lentezza.
Qualche nota positiva però va detta, perché Broken Flowers ha anche motivi per essere apprezzato. Bill Murray, per esempio, regge tutto sulle spalle con la sua recitazione minimalista: comunica apatia, rimpianto e ironia con una semplice smorfia o uno sguardo perso nel vuoto. È un’interpretazione che in altre occasioni potrebbe essere definita magistrale, ed effettivamente riesce a dare spessore a un personaggio altrimenti piatto. Anche la fotografia, con i suoi toni desaturati e la calma delle inquadrature, ha una sua eleganza malinconica. E il film, nel suo insieme, conserva un messaggio sottile ma sincero: la ricerca di un senso, di un legame, di un contatto umano, anche quando sembra troppo tardi.
Alla fine però resta la sensazione che Broken Flowers sia più un esperimento che un’esperienza. È lento, volutamente distaccato e a tratti ripetitivo, ma dietro quella patina di minimalismo c’è comunque la voglia di raccontare l’umanità fragile e smarrita di chi si guarda indietro e non sa più dove sia finito il proprio presente. Forse sono stato un po’ duro, ma se da un film ti aspetti emozione e ritmo, qui trovi più distanza che calore. Chi invece ama i toni rarefatti e contemplativi di Jarmusch potrà trovarci poesia e malinconia. Io, sinceramente, più di qualche sbadiglio.
- 2 trailer
- Dall'inizio alla fine (8 minuti)
- La casa dei campi (4 minuti)
- Le ragazze sull'autobus (2 minuti)
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