Rivedere Il senso della vita è come rituffarsi in un acquario pieno di pesci che filosofeggiano mentre ti fissano con lo stesso sguardo con cui tu guardi la bolletta della luce: confuso, ma rassegnato. I Monty Python in questo film non raccontano una storia vera e propria, non costruiscono un arco narrativo, non cercano nemmeno di fingere di farlo. Loro ti prendono per mano, ti portano in giro per le varie tappe dell’esistenza umana – nascita, scuola, guerra, lavoro, morte – e poi ti mollano lì, con un sorriso beffardo e la netta sensazione che il “senso” non sia mai stato il punto.
Il film è uno sketch dopo l’altro, una collezione di idee folli e fulminanti che oscillano tra il demenziale, la satira feroce e quell’assurdo britannico che oggi sarebbe praticamente illegale. Si passa dal parto “con macchinari che fanno ping” al collegio in cui la lezione di educazione sessuale è… pratica, fino all’assalto dei soldati che invece di sparare si fanno uccidere per dei regali. Ogni scena sembra una barzelletta portata fino alle estreme conseguenze, senza limiti e senza pudore. Il che è esattamente ciò che ha reso immortali i Python.
E poi c’è lui: Mr. Creosote, una delle cose più disgustosamente geniali mai viste su uno schermo. Una sequenza che oggi non la farebbero più, ne parleremmo su Twitter per mesi e ci sarebbe pure un editoriale indignato sul Corriere. All’epoca invece era semplicemente un’altra dimostrazione che i Python non avevano paura di nulla, nemmeno del buon gusto. E meno male.
Rispetto al più compatto Brian di Nazareth, qui c’è meno “film” e più anarchia creativa, ma è proprio questa libertà totale a renderlo così gustoso. Non tutto funziona allo stesso livello, certo: alcuni numeri sono micidiali, altri un po’ tirati, qualcuno invecchiato male… però quando il film colpisce, colpisce come un calcio nel coccige. E ti fa ridere mentre pensi a quanto siamo ridicoli noi, la società, le istituzioni, tutte le nostre certezze costruite su fondamenta di purissima fuffa.
Il finale – con la Morte che passa a prendere la comitiva e poi il “messaggio universale” letto come un comunicato aziendale – è la perfetta conclusione di questa giostra filosofico-surrealista: non c’è alcun senso. O meglio, se c’è, non è loro compito dirtelo. Loro te lo smontano, te lo frullano, ci ridono sopra e lo servono con un numeretto musicale.
Il senso della vita non è il capolavoro narrativo dei Monty Python, ma è la loro summa creativa: sfacciata, dissacrante, sporca, elegante, volgare, intelligente e idiota insieme. Un film che oggi non avrebbero mai il coraggio di produrre, e forse è anche per questo che continua a profumare di libertà.
E alla fine, qual è il senso della vita? Secondo loro: “Siate gentili, evitate i grassi saturi e leggete un bel libro ogni tanto.” Non sarà filosofia, ma è comunque più utile di tante conferenze motivazionali.
- Il senso dei Monty Python: di nuovo insieme per il 30° anniversario (1 ora)
- Prologo di Eric Idle del 2003 (1 minuto)
- Scene tagliuzzate (6 minuti)
- Scuola di vita (1 ora e 4 minuti)
- Show business (21 minuti)
- 6 video promozionali
- I pesci (19 minuti)
- Colonna sonora
- Commento audio
- Guarda il film e canta con noi
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