venerdì 2 maggio 2025

Mystras, Tirinto e Nauplia #1

 
Se la Grecia è un palinsesto vivente di civiltà, oggi ho camminato – letteralmente – tra alcune delle sue pagine più alte. La giornata inizia presto a Mystras, patrimonio dell’umanità UNESCO e vero gioiello bizantino, adagiato sulle pendici del Taigeto. Lascio l’auto nella parte bassa e comincio l’esplorazione in salita, come si conviene nei luoghi sacri.

Mystras non è solo un sito archeologico: è un’intera città fantasma avvolta dal silenzio e dalla vegetazione, dove chiese, monasteri, palazzi e mura raccontano la gloria del passato. Fondata nel XIII secolo dai Franchi e poi passata sotto i Bizantini, fu capitale del Despotato di Morea e ultima roccaforte della cultura ortodossa prima della caduta di Costantinopoli. Camminare tra le rovine è come sfogliare un codice miniato: la cattedrale di Sant'Demetrio, con i suoi affreschi vivaci e inquieti; il Monastero di Pantanassa, ancora abitato da suore; le dimore nobiliari, le strade acciottolate, le mura spezzate che seguono il profilo della collina. Fino alla cima, dove svetta il castello, dominando l’intera valle di Sparta: vista vertiginosa e spirito inebriato.

Mi porto via quasi tutta la mattinata, e lo accetto con piacere: Mystras chiede tempo, chiede respiro, e lo merita fino all’ultimo scalino.

Nel primo pomeriggio mi rimetto in viaggio, direzione nord-est: Nauplia mi aspetta per l’ultima parte del viaggio. La strada è tutt’altro che banale: attraversa colline, oliveti e gole, e l’arrivo sul mare è uno di quei momenti che restano impressi. I tornanti che scendono verso il golfo Argolico si aprono all’improvviso su scorci da cartolina, col mare che luccica sotto e i monti che fanno da quinta teatrale.

Prima di sistemarmi in città, faccio una deviazione al sito archeologico di Tirinto, anch’esso UNESCO. Sì, meno scenografico rispetto a Mycenae, ma comunque interessante: le mura ciclopiche, alte fino a 7 metri, raccontano l’ingegneria militare dei Micenei e fanno ancora impressione. Meno emozionante, forse, ma utile per completare il quadro della potenza micenea nella regione.

E poi arriva il momento del mio personale Everest della giornata: la scalata al Palamidi, la fortezza veneziana che sovrasta Nauplia. Si sale a piedi, con qualcosa come quasi mille scalini incisi nella roccia. Le gambe protestano, ma la vista ripaga: una panoramica mozzafiato sulla città vecchia, sul porto e sul Bourtzi, il piccolo castello sull’isolotto. Costruito nel XVIII secolo dai Veneziani, il Palamidi è un labirinto di bastioni, magazzini, celle (tra cui quella di Kolokotronis) e terrazze ventose dove fermarsi ad ammirare l’orizzonte.

Non ancora sazio, passo la sera passeggiando nel centro storico di Nauplia: case neoclassiche, balconi fioriti, scorci eleganti e un’aria vivace ma rilassata. Mi riservo una parte del centro per domani, anche perché Nauplia sarà il mio campo base per le ultime due notti (spero) di viaggio. Mi piace l’idea di concludere il percorso in riva al mare, tra storia, fascino e un po’ di riposo.

Album fotografico Mystras, Tirinto e Nauplia 


giovedì 1 maggio 2025

On the road per il Mani

 


Dopo qualche incertezza della sera precedente, stamattina ho deciso di fidarmi dell’istinto – e di Viki – e sono partito presto alla volta delle Grotte di Diros, sperando fossero aperte nonostante il Primo Maggio (auguri a tutti noi lavoratori) . Fortuna ha voluto che tutto fosse regolarmente in funzione, e che il livello dell'acqua nonostante il mare mosso non fosse troppo alto, e così ho potuto iniziare la giornata in uno dei luoghi più sorprendenti dell’intero Peloponneso.

Le Grotte di Diros sono un incredibile complesso carsico lungo oltre 15 km, di cui solo una piccola parte è accessibile ai visitatori. Il tour che ho scelto è quello lungo: si inizia con un tratto in barca – immersi nel silenzio interrotto solo dal rumore dei remi – tra stalattiti e colonne che sembrano crescere dall’acqua stessa. Il resto si percorre a piedi, su passerelle che attraversano gallerie scolpite nei millenni. Per chi, come me, ama le grotte e cerca sempre di inserirne una nelle gite, è stata un’esperienza memorabile: la bellezza del paesaggio sotterraneo, l’atmosfera quasi mistica, e quella sensazione di essere nel cuore più remoto della terra.

Ma la giornata non si è fermata lì. Dopo la visita alle grotte, mi sono diretto verso l’estremo sud della Grecia continentale: Capo Tenaro, il punto più meridionale del Peloponneso e simbolicamente l’ultimo lembo di terra prima dell’ignoto. È qui che, secondo la mitologia, si trovava uno degli ingressi agli Inferi. Ma il mio tatuaggio è una sfida aperta per queste situazioni. Oggi, invece, c’è un sentiero che serpeggia tra la pietra, il vento e la macchia mediterranea, fino a condurre a un faro bianco affacciato sull’immensità del mare.

Ho deciso di allungare un po’ il percorso, trasformando la passeggiata in un anello di circa 8 km. Dopo il trekking tosto di ieri a Monemvasia, oggi il sentiero si è rivelato tecnicamente più semplice, anche se non privo di tratti sassosi e suggestivi. Il paesaggio, però, vale ogni passo: natura aspra e panorami che cambiano a ogni curva, sia lungo il cammino sia durante i tratti in auto sulle strade tortuose del Mani.

La giornata si conclude ad Areopoli, dove dormo stanotte. Il paesino è piacevole e curato, anche se si percepisce che molte sue parti sono state ricostruite di recente per assecondare il gusto dei visitatori. Ciò non toglie fascino alla sua piazza centrale, alle viuzze acciottolate e ai tavolini all’aperto dove rifiatare dopo una giornata intensa e appagante.

Album fotografico Mani